Ho un tumore maligno della mammella…
Quando viene diagnosticato un tumore maligno della mammella, scatta l’angoscia e si accavallano mille domande: com è il mio tumore? Cosa mi faranno? Mi verrà asportato il seno? Si gonfierà il braccio? Farò la chemioterapia? Perderò i capelli? Guarirò? Ed a che prezzo?
Per affrontare queste paure è necessario che ognuna di queste domande trovi una risposta che renda la donna consapevole e partecipe della propria situazione. Per questo occorre innanzitutto ricevere alcune informazioni di base.
Ogni tumore è diverso dall’altro: perchè?
Tipo istologico
Il tipo istologico di un tumore dipende dalla cellula da cui origina. Poiche’ la mammella è una ghiandola, essa è costituita da cellule epiteliali: un tumore maligno che origina da una cellula epiteliale si chiama genericamente carcinoma. Il tipo più frequente è il carcinoma duttale infiltrante, che origina dalle cellule di rivestimento dei dotti che drenano il latte. Attraverso la diagnosi precoce, talvolta è possibile identificare un carcinoma duttale nella fase della sua crescita ancora non invasiva: è il carcinoma duttale in situ, che per definizione non è ancora in grado di dare metastasi. Il carcinoma lobulare infiltrante origina invece dalle cellule dei lobuli ghiandolari della mammella, quelle deputate alla produzione del latte. La diagnosi di questo tumore puo’ risultare più difficoltosa: esso ha una maggior propensione, rispetto al tipo duttale, alla multicentricità, cioè allo sviluppo di più noduli tumorali nella stessa mammella, o anche in entrambe le mammelle. Il carcinoma lobulare in situ, non va considerato come un vero e proprio tumore maligno, bensi’ come una precancerosi.
Una forma molto più rara di tumore mammario è il sarcoma, che non origina dalla componente ghiandolare, bensi’ da cellule del tessuto di sostegno. I sarcomi sono tumori del tutto diversi dai carcinoma: per esempio quando diffondono dalla sede primitiva, non seguono la via linfatica interessando i linfonodi, ma la via ematica, sviluppando metastasi in altri organi a distanza.
Caratteristiche cellulari e marcatori prognostici
Per ogni tipo istologico, si distinguono alcune caratteristiche cellulari che possono esprimere un diverso grado di aggressività del tumore e indirizzare verso specifiche scelte terapeutiche personalizzate. Innanzitutto è importante considerare il grado di differenziazione (G) delle cellule tumorali rispetto a quelle sane. Esso si esprime in numeri da 1 a 3. Nei tumori G1 la cellula neoplastica è ancora molto simile alla cellula d’origine; nelle forme G2 essa ha perso molte caratteristiche iniziali; nei tipi G3 risulta quasi completamente indifferenziata: in questo ultimo caso, il tumore a parita’ di stadio, viene considerato più aggressivo.
Un altro dato importante è lo studio dei recettori ormonali che esprimono la sensibilità del tumore agli estrogeni ed al progesterone. La loro presenza sulla membrana delle cellule tumorali ha un dublice significato positivo: da un lato dimostra che esse sono piu’ “differenziate”, poichè possiedono ancora una caratteristica tipica del tessuto sano; dall’altro ci permette di utilizzare un efficacissima arma terapeutica: l’ormono terapia.
Oltre ai recettori ormonali, altre caratteristiche cellulari vengono regolarmente valutate dal Servizio di Anatomia Patologica del nostro Ospedale, in linea con le più recenti indicazioni internazionale: i marcatori tumorali, che riguardano caratteristiche genetiche e proliferative del tumore (p-53, cErbB-2, KI 67 ), essi forniscono informazioni importanti nella programmazione di una terapia postoperatoria.
Stadio
Un tumore può essere diagnosticato in qualsiasi fase della sua evoluzione; sappiamo già che, tanto più precoce è stata la diagnosi, tanto maggiori saranno le possibilita’ di guarigione. Le fasi dell’evoluzione di un tumore, vengono classificate in stadi da 1 a 4 . La “stadiazione” della malattia comprende tutti gli accertamenti atti a fornire quelle informazioni che permettono di classificare il tumore in stadi, ovvero di definire il suo livello di evoluzione.
Poichè un carcinoma diffonde prima localmente, poi ai linfonodi regionali ( a livello dell’ascella) ed infine a distanza ( metastasi in altri organi del corpo) , la stadiazione deriva dalla valutazione di tre fattori (sistema TNM)
T: diffusione locale del tumore, espressa in numeri da 1 a 4. Essa è definita da due variabili: la dimensione della lesione ( da T1 a T3 ) ed il suo eventuale sconfinamento alla cute e/o alla parete toracica ( T4).
N: interessamento dei linfonodi ascellari espresso in numeri da 0 a 3 a seconda della gravità dell’interessamento. Questa informazione è di fondamentale importanza perche’ rappresenta tutt’ora il criterio principale di scelta nell’effettuare o meno la chemioterapia
M: Metastasi a distanza (assenti: MO – presenti: M1). quando alla diagnosi di tumore alla mammella sono già presenti metastasi in altri organi, diventa prioritario un trattamento sistemico (rivolto all’intero organismo, come l’ormono o la chemioterapia) rispetto al trattamento locale (chirurgia e radioterapia sulla mammella).
Quando si acquisiscono queste informazioni?
Prima dell’intervento chirurgico si ha già un idea precisa delle dimensioni del tumore (T) evidenziato dall’esame clinico e dagli esami radiologici.
Le caratteristiche istologiche, il grado ed i marcatori tumorali, talvolta sono già noti se è stata effettuata una biopsia (agobiopsia, mammotomo, biopsia chirurgica), ma il più delle volte viene eseguito l’agoaspirato che indica solo la diagnosi di carcinoma: essa è sufficiente per procedere all’intervento chirurgico, mentre le informazioni più dettagliate sul tumore sono fornite dall’analisi del pezzo operatorio, che chiarisce anche definitivamente le reali dimensioni della lesione.
La presenza di metastasi linfonodali a livello dell’ascella (N) può già essere sospettata dall’esame clinico ed ecografico, e talvolta confermata con un ago aspirato. Nella maggior parte dei casi tuttavia questa informazione viene fornita all’atto dell’intervento chirurgico ed al successivo esame istologico definitivo del linfonodo sentinella e/o degli eventuali altri linfonodi ascellari asportati.
La presenza di metastasi a distanza (M) viene ricercata prima dell’intervento chirurgico con l’esecuzione dei seguenti esami: ecografia completa dell’addome, radiografia del torace e scintigrafia ossea. Questa informazione infatti può completamente modificare la strategia terapeutica.