L’aumento dell’incidenza e della prevalenza del CANCRO ha condotto l’OMS ad includere questa patologia ed i relativi trattamenti tra le priorità emergenti della salute pubblica, inserendo tra le cinque peculiarità della lotta al CANCRO la variabile psicosociale.
I vari protocolli internazionali danno la misura di come la comunità scientifica abbia particolare attenzione ad una cultura interdisciplinare che, nella pratica clinica, nella formazione e nella ricerca in ambito oncologico, attribuisca particolare attenzione all’acquisizione, da parte di tutte le figure professionali, di nuove competenze relazionali e culturali per far fronte ai bisogni molteplici connessi alla gestione di una malattia cronica ed invalidante come il CANCRO.
Pertanto si sviluppa una nuova consapevolezza:
dare risposte non solo in termini di eccellenza tecnico scientifica delle cure, ma anche di capacità di risposta ai molteplici bisogni complessi ed impellenti delle pazienti.
Le finalità che si prefigge il volontariato in oncologia è quella di indagare e far conoscere i bisogni globali (espressi ed inespressi) della persona affetta da tumore e della sua famiglia; promuovere presso le Istituzioni la cultura interdisciplinare del “prendersi cura”, realizzare consapevolezza nella relazione di aiuto, efficienza professionale e lavoro di rete delle intelligenze esistenti.
È radicata la convinzione che le Associazioni di Volontariato, proprio per la loro peculiare vocazione di essere “dentro i problemi”, debbano acquisire un ruolo di movimento d’opinione, di voce autorevole e di protagonismo attivo nel panorama delle scelte strategiche istituzionali che riguardano le possibili risposte ai bisogni dei pazienti. In particolare, in materia di salute e problematiche sociali ad essa correlate, le associazioni possono e debbono assumere un ruolo di portavoce dei bisogni veri dei pazienti e delle loro famiglie, al fine di stimolare le Istituzioni e le Realtà Scientifiche a realizzare scelte e servizi che si incontrano con quelle necessità vere, reali e spesso taciute di un utenza che già porta in sè il “pudore” e “la colpa” della malattia.
La convinzione profonda è che solo attraverso la conoscenza e la documentazione dei bisogni si possono sviluppare strategie di interventi piu’ adeguate al proseguimento di una migliore qualità di vita e di cura.
Riteniamo doveroso investire tutte le nostre energie per:
stimolare le strutture sanitarie ad un ottica di cura dove la DONNA resti AL CENTRO dei percorsi terapeutici, sostenere la ricerca clinica dove la relazione e l’energia creativa siano parte integrante dell’osservazione, promuovere percorsi capaci di innescare nelle donne che si ammalano momenti di trasformazione e di autonomia decisionale.